Fabrizio Campagnacci
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OTTICA CAMPAGNACCI aderisce alla raccolta degli occhiali usati:
OTTICA
CAMPAGNACCI
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Decimi, diottrie, gradi… Molto spesso se ne parla, ma, con tutta probabilità, non tutti sarebbero in grado di spiegare cosa indicano questi termini. Molti ritengono che essi siano fra loro sinonimi o legati da chissà quali relazioni matematiche. In realtà le cose stanno diversamente. Cerchiamo quindi, nei limiti del possibile, di fare un po' di chiarezza su questo argomento.
In ottica la diottria è l'unità di misura del potere rifrattivo di una lente. Si dice che una lente ha il potere di una diottria quando essa
ha il fuoco a un metro di distanza. Le lenti sono tanto più "forti" quante più sono le diottrie. Le lenti possono essere "positive" (lenti che ingrandiscono) oppure "negative" (lenti che
rimpiccioliscono, come quelle usate dai soggetti miopi). Un occhio "normale" può essere considerato come una lente positiva con un potere complessivo di refrazione di 59 diottrie.
Il decimo è l'unità di misura che in Italia viene utilizzata per valutare l'acutezza visiva
(anche visus).
L'acutezza visiva viene misurata utilizzando una particolare tabella denominata ottotipo. Con i decimi si indicano il numero di righe dell'ottotipo che si è in
grado di leggere. Convenzionalmente, la visione di un occhio normale è fissata in dieci decimi anche se si può arrivare a leggere oltre. Quando l'acutezza visiva viene misurata senza l'ausilio di
lenti si parla di visus naturale, in caso contrario si parla di visus corretto.
I decimi nulla c'entrano con il potere diottrico delle lenti correttive; infatti, per esempio, un soggetto con una miopia di 0,50 diottrie può avere un visus naturale di sei decimi, mentre un ipermetrope di tre diottrie può avere un visus di naturale di undici o dodici decimi. Quindi, un po' grossonalamente: con i decimi si fa riferimento alle capacità visive di un soggetto, con le diottrie si indica la correzione necessaria affinché un soggetto raggiunga la miglior visione possibile.
Passiamo infine ai gradi. Com'è noto, uno dei più comuni difetti visivi è rappresentato dall'astigmatismo. L'astigmatismo viene corretto con lenti
cilindriche (la miopia, l'ipermetropia e la presbiopia vengono invece corrette con lenti sferiche). Le lenti cilindriche
vengono montate rispettando un determinato asse. Quando la lente viene montata in modo verticale si dice che l'asse è a 90 gradi, se, al contrario, è montata in modo orizzontale, l'asse è a 180
gradi; ovviamente vi sono tutte le gradazioni intermedie. Con i gradi si esprime quindi l'orientamento che viene dato a una lente che deve correggere un astigmatismo.
È usuale sentir dire frasi del tipo "mi mancano due gradi di vista", ma tale affermazione è scorretta.
La prescrizione riassume cosa si consiglia di fare per la correzione ottica. Essa è indispensabile per sapere quali lenti mettere sugli occhiali o per dedurre il valore di
partenza (il valore finale sarà differente) delle lenti a contatto.
La prescrizione riporta il nome perché è valida solo per quella persona. Rx è il modo abbreviato per riferirsi alla ricetta o prescrizione (deriva dal latino "recipe", ossia
prendi).
Tutti i riferimenti nella Rx appaiono invertiti, ossia l'occhio destro si trova sul lato sinistro e viceversa. Questo perché è così che la persona appare a chi gli sta di fronte (come
l'esaminatore).
La figura in basso a destra rappresenta una prescrizione (o ricetta) oftalmica (oppure ottica). I cerchi in giallo indicano i particolari cui il testo si riferisce.
1) La Rx deve riportare una data; infatti i problemi - e le loro soluzioni - cambiano con il tempo e dopo 6-18 mesi è probabile che la condizione descritta nella Rx non sia
più valida. Per i bambini la correzione può essere già da modificare dopo giorni.
2) Il numero riportato in questo spazio identifica il valore della lente che corregge il difetto (o ametropia, ad esempio Miopia o Ipermetropia). Viene detto correzione
sferica (da cui sf o sph. in inglese).
3) Il numero riportato in questo spazio rappresenta il valore della lente che corregge la parte astigmatica (una variante dei difetti di miopia o ipermetropia). Se il
numero manca, la persona non è astigmatica.
4) Orientamento dell'asse del cilindro della lente per astigmatici. Se in questo spazio non è scritto nulla, ma in quello immediatamente precedente si, la Rx è
errata.
5) Gli occhiali possono essere a permanenza (cioè usati sia per lontano sia per vicino) o solo a una certa distanza. I numeri scritti in queste righe dicono quale occhiale
va usato e a quale distanza.
6) In questo spazio viene posto un numero sempre positivo, che esprime la differenza tra la parte sf (sferica) da vicino e quella sf per lontano. Viene posto solitamente
quendo la persona porta lenti bifocali o progressive, o se usa differenti occhiali da vicino e da lontano.
7) Talvolta è necessario le lenti abbiano anche effetto di prisma (in presenza di strabismo ma non solo); ciò è espresso da un numero seguito dal simbolo delta
(D).
8 e 9) In Italia (e in Francia) sono in uso due modi per annotare l'orientamento delle lenti per astigmatici, solo nelle Rx di questi Paesi esistono questi
due semicerchi, per evitare ambiguità segnando con una freccia quale dei due sistemi (TABO o Internazionale) si intende usare. Se il numero nella colonna Ax è differente da 0; 90; 180 è
indispensabile sia posta una freccia, almeno sul campo dell'occhio sinistro.
10) La distanza tra gli occhi (DP o DAV o DI; tipica per ciascuna persona) è essenziale per posizionare i centri delle lenti in corrispondenza a quelli degli occhi. Negli
occhiali industriali a basso prezzo essa è fissa. Si distingue una distanza per lontano e per vicino (quando si guarda a breve distanza gli occhi si avvicinano).
11) Se il difetto è elevato (più o meno da 6-8D in poi) si dovrebbe annotare anche la distanza alla quale la lente era posta durante l'esame, per garantire che sarà la
stessa anche sugli occhiali. La distanza è detta dac o distanza al vertice.
12) Alcune lenti, come le bifocali e le progressive per la correzione della presbiopia, presentano una zona attraverso la quale si osserva per la lettura che deve essere
posta a una particolare altezza. Il numero segnato qui esprime (in mm) quell'altezza.
13) Solitamente, le lenti degli occhiali vanno spostate (ossia decentrate) anche in verticale rispetto alla forma degli occhiali, per corrispondere alla posizione degli
occhi e permettere un miglior effetto visivo delle lenti.
14) Alcune misure vanno applicate in modo uguale per i due occhi. L'abbreviazione OO indica proprio "entrambi gli occhi".
Sulla Rx posso essere poste varie annotazioni relative all'uso degli occhiali (ad esempio per la guida) o altre tradizionali (come l'annotazione: "centrati"), che identificano che la misura
della DAV-DP-DI non è stata fatta, ma che i centri delle lenti in orizzontale andranno nella posizione consueta.
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