Fabrizio Campagnacci
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OTTICA
CAMPAGNACCI
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Scheletro della testa
E’ composto da 29 ossa: 9 nel neurocranio (n) e 20 nello splancnocranio (s)
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Tutte queste ossa (tranne quelle dell’orecchio) sono articolate rigidamente fra loro con sinartrosi e contengono l’encefalo.
La maggior parte del neurocranio si sviluppa per ossificazione diretta, la minor parte per ossificazione con abbozzo cartilagineo.
Perlopiù le ossa del cranio hanno uno spessore notevole (fino 1,5 cm l’occipitale) per proteggere meglio l’encefalo. La squama dell’osso temporale è invece molto sottile.
Nell’adulto ci sono 8 denti per emiarcata per un totale di 32 denti.
Definizione
Le orbite, sedi dell’occhio e di quasi tutti i suoi annessi, sono due formazioni cavitarie poste ai lati della linea mediana del volto, al di sotto della fronte, costituite da un insieme di
ossa della faccia e del cranio strettamente correlate fra loro.
Esse sono, perciò, un crocevia anatomico nel quale confluiscono diverse sfere d’influenza: neurologica, otoiatrica, oftalmologica, maxillo – facciale, neurochirurgica.
Veduta di insieme dell’orbita in prospettiva antero – posteriore (figura sopra). Al davanti è l’ingresso, indietro il fondo. 1. osso frontale – 2. piccola ala dello
sfenoide – 3. grande ala dello sfenoide – 4. apofisi esterna dell’osso frontale – 5. fossetta lacrimale – 6. apofisi osso zigomato – 8. fessura orbitaria superiore – 9. orifizio del condotto
zigomatico – 10. faccia orbitale osso zigomatico – 11. osso zigomatico – 12. fessura orbitaria inferiore – 14. foro infraorbitario – 15. faccia orbitaria osso mascellare – 16. apofisi osso
mascellare – 17. loggia sacco lacrimale – 18. osso lacrimale – 19. apofisi interna osso frontale – 20. faccia orbitaria etmoide – 21. foro etmoidale – 22. fossetta troclea del grande obliquo –
23. incisura sovraorbitaria – 24. canale ottico.
(Da: L’occhio – iconografia anatomica, G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
Caratteristiche
Sotto un profilo morfologico l’orbita è paragonabile ad una piramide coricata con l’apice indietro e la base in avanti, ma ad asse notevolmente divergente, in modo che i due vertici,
situati posteriormente, sono più vicini fra loro di quanto non lo siano le due basi divergenti e collocate in avanti. (figura a lato: le orbite viste dall’alto).
E’ nettamente visibile la divergenza degli assi longitudinali della orbite. I due vertici orbitari sono più vicini tra loro di quanto non siano i due ingressi.Tra gli assi mediani
degli occhi e gli assi orbitari è compreso un angolo di 23°.
(Da: Manuale di fisiologia oculare, H. Saraux, B. Biais a cura di R. Brancato. A. ed. Masson 1986).
Per le ragioni sopra accennate, le piramidi orbitarie sono confinanti con importantissime regioni sia della scatola cranica (neurocranio) che del massiccio facciale (splancnocranio); così,
la parete superiore della piramide (la volta o tetto dell’orbita) confina con il seno paranasale frontale e con la prima delle fosse craniche, la fossa cranica anteriore. La parete mediale è in
rapporto con le cavità nasali, le cellule etmoidali e con l’osso centrale – mediano della base cranica che è lo sfenoide. La parete inferiore (il pavimento dell’orbita) confina con il seno
mascellare (altro seno paranasale) e con un profondo recesso dello splancnocranio, che è la fossa pterigo – maxillo – palatina. Il pavimento dell’orbita è molto sottile, in qualche parte persino
discontinuo ed è perciò una barriera scarsamente efficiente nei confronti dei processi infettivi del seno mascellare. La parete laterale, infine, confina con la regione della tempia in avanti e
con la seconda delle fosse craniche, la fossa cranica media, indietro. La correlazione interossea dei costituenti orbitari, per quanto molto stretta, non è assoluta; le pareti orbitarie
presentano qua e là delle soluzioni di continuo, sotto forma di orifizi e aperture che mettono in comunicazione lo spazio orbitario con le strutture adiacenti.
Ciò avviene soprattutto in corrispondenza di tre siti molto bene riconoscibili all’estremità posteriore della cavità orbitaria, in corrispondenza del fondo dell’orbita. Essi sono i
seguenti:
Canale ottico
E’ l’orifizio dell’apice orbitario: dà passaggio al nervo sensoriale dell’occhio (nervo ottico) e all’arteria madre della vascolarizzazione oculare, cioè all’arteria oftalmica, che è una collaterale della carotide interna (figura a lato).
Il fondo dell’orbita rappresentato dal canale ottico e dalla fessura orbitaria superiore. Il primo è attraversato dal nervo ottico e dalla arteria oftalmica. La seconda dai tre nervi oculo – motori, dalla prima branca del trigemino, dalla vena oftalmica superiore e dal ramo superiore della vena oftalmica inferiore. 1. fessura orbitaria superiore – 2. vena oftalmica superiore – 3. n. lacrimale – 4. n. frontale – 5. nervo trocleare – 6. m. retto esterno – 8. n. abducente – 9. n. oculo – motore comune inferiore – 10. m. retto inferiore – 11. ramo superiore della vena oftalmica inferiore – 12. nervo naso – ciliare – 13. anello dello Zinn – 14. n. oculo – motore superiore – 15. arteria oftalmica – 16. m. grande obliquo – 17. nervo ottico – 18. m. retto superiore – 19. m. elevatore palpebrale superiore.
Il canale ottico, caratterizzato da un’ imboccatura anteriore orbitaria e da un foro di uscita posteriore endocranico, mette in comunicazione l’orbita con la fossa cranica media (figura a lato).
La fossa cranica media e la parete orbitaria vista dal dietro, si apprezza la imboccatura endocranica dei canali ottici e il poligono di Willis con il chiasma
ottico.
1. arteria carotide interna sinistra – 2. chiasma – 3. arteria comunicante posteriore sinistra – 4. arteria basilare – 5. arteria cerebrale posteriore sinistra – 6. arteria cerebellare
superiore sinistra – 7. arteria oftalmica sinistra – 8. nervo ottico e orifizio posteriore (endocranico) del canale ottico – 9. arteria comunicante anteriore – 10. arteria cerebrale anteriore
destra – 11. ipofisi.
Fessura orbitaria superiore
Detta anche fessura sfeno – sfenoidale, è una grande apertura situata appena lateralmente e in basso al canale ottico; ha la forma di una virgola rovesciata, separata da un anello tendineo
(anello dello Zinn) in due porzioni:
intratendinea (compresa all’interno dell’anello) ed extratendinea (all’esterno dell’anello).
Sia la porzione intratendinea che quella extratendinea si affacciano nella fossa cranica media in corrispondenza del cosiddetto seno cavernoso, un ampio corridoio venoso che raccoglie la
massima parte del sangue refluo oculare.
La fessura orbitaria superiore offre il transito a formazioni nervose d’importanza cruciale per l’innervazione sensitiva e motoria dell’occhio (terzo, quarto, sesto paio dei nervi cranici,
prima branca del quinto), alla vena oftalmica superiore e al ramo superiore della vena oftalmica inferiore che sboccano nel suddetto seno cavernoso, a fibre di natura simpatica e, infine, al ramo
inferiore dell’arteria meningea media (arteria piccola meningea).
Fessura orbitaria inferiore
Detta anche fessura sfeno – mascellare, è situata all’estremità posteriore del pavimento orbitario e collega l’orbita con la fossa pterigo – maxillo – palatina. Essa dà passaggio a due tronchi nervosi (nervo zigomatico e nervo infraorbitario) appartenenti alla seconda branca del quinto paio dei nervi cranici (trigemino), al ramo inferiore della vena oftalmica inferiore che, a differenza del ramo superiore e della vena oftalmica superiore, non si scarica nel seno cavernoso, bensì nella vena facciale e infine all’arteria infraorbitaria. A sua volta l’arteria infraorbitaria si distingue per la sua non appartenenza all’arteria oftalmica e quindi alla carotide interna, ma deriva infatti dalla mascellare interna, che è un’arteria accessoria della carotide esterna.
Figura sopra: 1. tendine diretto del m. orbicolare – 2. tendine riflesso del m. orbicolare – 3. inizio m. orbicolare palpebra inferiore – 4. inizio m. orbicolare palpebra superiore – 5. fossa del sacco lacrimale e inizio canale naso-lacrimale – 6. legamento mediale del m. orbicolare.
Particolarità’
Le pareti orbitarie presentano diversi altri siti di particolare interesse, tutti più o meno accentrati anteriormente, cioè in corrispondenza dell’ingresso dell’orbita.
Nell’angolo supero – esterno è scolpita una doccia ogivale contenente la ghiandola lacrimale principale dell’occhio, mentre a livello dell’angolo supero – interno, verso la radice del naso, è
riconoscibile una piccola fossetta dove s’inserisce un anello fibro – cartilagineo, nel quale passa il tendine del muscolo estrinseco più grande dell’occhio, l’obliquo superiore o grande obliquo.
A livello del terzo inferiore della parete mediale, appena posteriormente al bordo d’ingresso, si disegna una profonda depressione compresa nello spazio intercorrente fra due creste ossee (la
cresta anteriore e la cresta posteriore), nel quale alloggia il serbatoio del liquido lacrimale, il sacco lacrimale.
La doccia del sacco lacrimale priva del sacco: sono bene evidenti la cresta anteriore (osso mascellare) e la cresta posteriore (osso lacrimale) sulle quali sono rispettivamente inseriti il tendine anteriore o diretto e il tendine posteriore o riflesso del legamento mediale del muscolo orbicolare delle palpebre.
Sulle sommità della cresta anteriore e posteriore, delimitanti la depressione per il sacco lacrimale, si attaccano rispettivamente il tendine anteriore o diretto ed il tendine posteriore o riflesso del legamento interno del muscolo delle palpebre, il muscolo orbicolare.
La doccia del sacco lacrimale con il sacco che è collocato al di dietro del tendine diretto e al davanti del tendine riflesso del legamento mediale del muscolo orbicolare.
Figura sopra: 1,2,5. setto dell’orbita – 3. legamento laterale del m. orbicolare – 7. tendine anteriore legamento mediale m. orbicolare – 8. sacco lacrimale – 12. tendine elevatore palpebra superiore – 14. tarso superiore – 15. tarso inferiore.
(Da: L’occhio – iconografia anatomica, G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
La fossa del sacco lacrimale si restringe in basso, in corrispondenza dell’angolo infero – interno e da luogo al canale naso – lacrimale il quale, facendo defluire dal sacco il liquido lacrimale, sbocca nella fossa nasale a livello del meato inferiore. Lungo il bordo superiore dell’ingresso orbitario, corrispondente in superficie all’arco sopraccigliare, nel punto di unione dei due terzi laterali con il terzo mediale, è reperibile l’incisura sovraorbitaria attraversata dai vasi sovraorbitari e dal nervo sovraorbitario. I vasi sovraorbitari sono rappresentati dall’arteria sovraorbitaria, ramo dell’arteria oftalmica e della vena sovraorbitaria, vena generatrice della vena oftalmica superiore. Sia l’arteria che la vena decorrono molto superficialmente ed è questo il motivo del copioso sanguinamento che può seguire ad un trauma lacero – contusivo del bordo superiore dell’orbita. Una notevole emorragia dell’arco sopraccigliare è, infatti, una delle cause del K.O. tecnico che si può verificare durante gli incontri di pugilato. La compressione digitale di questa zona del sopracciglio può risvegliare un dolore acuto caratteristico, perché rivelatore di una sinusite frontale in atto. Allo stesso modo, lungo il bordo inferiore della base o ingresso dell’orbita, si trova il foro infraorbitario che ospita la già nominata arteria infraorbitaria, la vena infraorbitaria, ramo della vena facciale ed il nervo infraorbitario, ramo della II branca del trigemino.
Curiosità e dettagli
Lunghezza dell’orbita: 40 – 42 millimetri (asse longitudinale)
Volume medio: 29 – 30 centimetri cubici
La capacità volumetrica, in sé non molto alta, è tuttavia in un rapporto di cinque ad uno nei confronti del volume dell’occhio; rispetto alla scatola cranica, il rapporto però si capovolge ed è
di uno contro otto in favore di quest’ultima. L’asse longitudinale, per la sua obliquità divergente postero – anteriore e medio – laterale, forma con l’asse mediano dell’occhio in posizione
primaria di sguardo, cioè con lo sguardo diretto in avanti verso la linea dell’orizzonte, un angolo di 23 gradi; questa disparità angolare oculo – orbitaria riveste, come si vedrà nell’apposito
capitolo, un ruolo molto importante nel determinismo della motilità oculare. La parete cavitaria dell’orbita è rivestita dalla periorbita, sottile membrana detta anche periostio; tale membrana
parte dai margini del foro ottico e si ispessisce in avanti, in corrispondenza dell’ingresso, dove offre l’inserzione al setto orbitario, una specie di doppio sipario connettivale che, fondendosi
con le due palpebre, fa da confine tra lo spazio intraorbitario e lo spazio extraorbitario.
Schema sintetico delle funzioni
L’orbita accoglie, protegge e collega il globo oculare al resto dell’organismo.
Fonte: http://www.oftalmologiuniversitari.it/anatomia%20e%20fisiologia/orbita.doc
sito web : http://www.oftalmologiuniversitari.it
Autore del testo: non indicato nel documento di origine
Corpo adiposo dell'orbita
Si dà il nome di corpo adiposo dell'orbita alla massa lobulare di tessuto adiposo che riempie la cosiddetta loggia retrofasciale della cavità orbitaria, cioè quella parte della cavità orbitaria
che rimane al di dietro della fascia del bulbo. Esso è compreso fra la periorbita ed il nervo ottico, avvolto nelle sue guaine, arrivando, in avanti, a contatto con la fascia del bulbo. E'
attraversato dai muscoli oculari, avvolti dalle guaine fornite loro dalla fascia del bulbo, dai vasi e dai nervi dell'orbita e prende rapporto con la capsula che racchiude la ghiandola lacrimale.
La massa principale del corpo adiposo è quella compresa nello spazio piramidale limitato dai muscoli oculari, mentre è sottile, specialmente in dietro, lo strato che rimane più superficialmente,
fra i muscoli e la periorbita.
Il corpo adiposo persiste, pur diminuendo di volume, anche negli individui molto emaciati; per questa caratteristica, viene considerato "grasso permanente". La riduzione è prevalentemente dovuta
a perdita di acqua da parte delle cellule adipose. L'infossamento dell'occhio non può andare, comunque, oltre un certo limite, per la resistenza opposta dalla fascia del bulbo.